Ennio Sinigaglia, detto anche “Nonno Ennio”, ha patteggiato un anno e 10 mesi ed è stato scarcerato con l’obbligo di firma. Arrestato in autunno, evaso due volte dai domiciliari, era finito in cella
di FEDERICA CRAVERO
Torna libero nella sua casa di Moncalieri “Nonno Ennio”, il rapinatore più anziano d’Italia, arrestato in autunno dai carabinieri di Chivasso per una serie di rapine in cui i componenti della sua banda si travestivano da finanzieri. Come già faceva negli anni Sessanta quando per primo aveva iniziato a vestirsi da poliziotto per ingannare le sue vittime. E risale a quel periodo anche il soprannome di “Tepepa”, titolo di uno “spaghetti western” di fine anni 60 affibbiatogli dopo una violenta sparatoria.
Ieri Ennio Sinigaglia, difeso da Mauro Molinengo, ha patteggiato a 80 anni suonati una condanna a un anno e dieci di reclusione e subito l’avvocato, visto che con la sentenza sono venute meno le esigenze cautelari, ha fatto istanza di scarcerazione. Richiesta accolta oggi dal giudice che ha mutato la misura del carcere con l’obbligo di dimora e l’obbligo di firma quotidiano. Vista la sua età avanzata, Sinigaglia subito dopo l’arresto era stato messo ai domiciliari ma era evaso due volte: una per andare a ritirare la pensione sociale e l’altra per andare al bar vicino a casa a prendere dei panini per il pranzo. Così era finito in cella.
“Nonno Ennio” non aveva mai risparmiato lunghi e dettagliati racconti sul suo passato criminale e dei suoi rapporti con l banda Cavallero a chi aveva la pazienza di ascoltarlo. Le sue imprese erano già state immortalate in un documentario e lui stesso ai carabinieri che lo hanno arrestato aveva promesso: “Stanno scrivendo un libro sulla mia vita, ve ne porterò una copia autografata”.
“Tepepa” ha 40 anni di carriera criminale alle spalle. Ha rapinato, spesso travestito da poliziotto, carabiniere o finanziere, banche, ville e uffici postali tra Piemonte e Liguria. Negli anni Ottanta e Novanta nel Monregalese capeggiava la banda dei neon, chiamata così perchè Tepepa si fingeva tecnico delle luci per preparare – fingendo sopralluoghi – un colpo in banca. Su di lui è stato scritto un libro e girato un documentario, che narra le sue “gesta” dagli anni Sessanta, quando nel Torinese si fronteggiava con la banda Cavallero.