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Gli anarchici e gli ultras che salvano i profughi in mare

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05 settembre 2016

 

Siamo stati a bordo della Sea Watch 2, un’imbarcazione di una ong tedesca che si occupa di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e nell’Egeo, per conoscerne l’equipaggio che sembra uscito da un film di Ken Loach

 

Schermata 2016 09 05 Alle 10

 

Un coro della tifoseria del Newcastle United. È l’unica “canzone” che non ci si aspetterebbe di ascoltare in mezzo al Mediterraneo, durante un’operazione di ricerca e salvataggio di profughi in mare. Dedicato a Francisco Eranani Lima da Silva – meglio noto come Mirandinha, il primo brasiliano a militare nella Premier League negli anni Ottanta.

“Mirandinha is not from Argentina, he is from Brazil” intona a squarciagola Brendan Woodhouse, un vigile del fuoco di Newcastle, ex paramedico militare in Afghanistan che ha lavorato per due anni a Camp Bastion, una delle principali basi aeree del Paese, nella provincia nord occidentale di Helmand. Ma sopratutto Brendan è un fedele ultras dei white-blacks del nord Inghilterra, che indossa la maglietta della sua squadra del cuore come se fosse un secondo strato di pelle.

 

Ventiquattro miglia di distanza dalla Tripolitania, di fronte a Zuara e Sabratah. È qui che lo sfegatato tifoso del Newcastle United ha scelto il palcoscenico per la sua performance canora. Si è imbarcato a luglio come paramedico a bordo della “Sea Watch 2”, un’imbarcazione di una ong tedesca che si occupa di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e nell’Egeo. E ha deciso di intrattenere i timpani degli altri 14 membri dell’equipaggio.

 

Il repertorio di Brendan è vasto: oscilla fra l’amore per la bandiera e le vecchie glorie – come l’ex capitano Colaccini, lui sì argentino –, le volgarità da stadio e l’odio sportivo per i supporter degli storici rivali del Sunderland. I cui abitanti vengono additati col nomignolo di “Mackem”, contrapposti ai “Geordie” di Newcastle, come il ladro di cervi nella canzone di Fabrizio De André. “È una parola dialettale che significa anche “i ragazzi di Re Giorgio” che respinsero gli scozzesi durante un assedio” ci spiega.

 

La voce di Brendan non è l’unica stranezza nella missione di Sea Watch: Sandra ha un tatuaggio lungo la colonna vertebrale. Sulla pelle ha inciso dei numeri. Sono le coordinate del punto in cui è nato suo figlio, oggi diciottenne. Lei di anni ne ha 44, è di origine egiziana e lavora come ricercatrice universitaria in un ateneo vicino Francoforte. “Dove è nato mio figlio non c’erano ospedali” scherza, perché in effetti sale parto e reparti di ostetricia galleggianti in mezzo al mare è difficile trovarne. Quelle coordinate indicano un punto chissà dove nell’acqua. L’acqua, quella salata, è il suo elemento. Da due anni lavora con la ong teutonica, prima sull’isola greca di Lesbo e adesso nel Mediterraneo centrale. “In Grecia i profughi morivano per le intemperie anche se dovevano percorrere meno di trenta chilometri di mare. L’Egeo non perdona. E Lesbo è un’isola rocciosa, i gommoni arrivavano e venivano sbattuti sugli scogli dalle onde. Per questo era una strage”.

continua… http://www.vita.it/it/story/2016/09/05/gli-anarchici-e-gli-ultras-che-salvano-i-profughi-in-mare/79/


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