KURDISTAN E’ OVUNQUE
La guerra di annientamento ingaggiata dallo Stato (sia questo turco, siriano, o sedicente islamico), con la complicità della NATO e dell’Unione europea, contro le esperienze di autogestione popolare e la resistenza kurda, evoca e incontra altri conflitti e altre lotte di liberazione sociale, oltre tutte le frontiere nazionali.
Con questa consapevolezza e questa complicità verso chi combatte l’autoritarismo e il capitale, vogliamo essere in piazza a Roma il 24 settembre, in opposizione in primo luogo al governo italiano che continua ad essere compromesso con il regime fascista di Erdogan.
E cogliamo l’occasione per ricordare che fu proprio il governo D’Alema a tradire e condurre in carcere il prigioniero politico Ocalan e che, nel 2015, le vendite di armi made in Italy alle forze armate turche hanno conosciuto un ulteriore incremento (da 53 a 129 milioni), compresi gli elicotteri T129 costruiti su licenza Finmeccanica che bombardano i villaggi kurdi.
Nondimeno, è necessario che le organizzazioni kurde in Italia sappiano riconoscere i falsi amici presenti anche nella sinistra politica, pronta a indignarsi davanti alla violazione dei diritti umani, ma puntualmente incline a giudicare e condannare come terrorismo la rivolta armata dei soggetti e delle classi oppresse che non accettano pacifismo e sottomissione.
La guerra in Kurdistan non è la Spagna del ’36 nè la resistenza partigiana del ’44, ma un frammento attuale di una guerra civile globale tra l’umanità e l’impero della morte.
Senza esclusione di colpi.
E, da parte nostra, prendiamo le distanze anche da sigle che coi loro comunicati preconfezionati esprimono solidarietà con la certezza presuntuosa di “interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana”, facendo finta di ignorare che nell’area libertaria (e persino al loro interno) esistono pluralità di analisi e pratiche internazionaliste.
OVUNQUE GUERRA DI CLASSE