Hanno deciso di alzare bandiera bianca e rivolgersi alla magistratura, le 76 Province a statuto ordinario italiane. Non hanno più soldi per gestire, tra le altre cose, 3600 edifici della scuola secondaria e 100mila chilometri di strade, dove infatti da tre anni gli interventi sono scarsi o assenti. Una situazione ratificata oggi dal Sose (la società fondata dal ministero dell’Economia e dalla Banca d’Italia per studi di settore e analisi tributarie), che ha certificato un buco di 651 milioni per la spesa corrente. Un problema che, come sottolinea l’Unione province italiane, “investe l’intero corpo delle amministrazioni provinciali del Paese, le quali, sospese da anni in un limbo paradossalmente aggravatosi dopo il voto referendario dello scorso 4 dicembre, non hanno le risorse necessarie per approvare i bilanci 2017 in equilibrio e, soprattutto, garantire la continuità dei servizi”. Serve dunque un intervento “urgente” del governo che “risolva alla radice un problema che si riversa ogni giorno in maniera seria sulle comunità locali”.
“La mancata previsione di un adeguato finanziamento – spiega il presidente dell’Upi Achille Variati – costituisce una grave violazione con danni nei confronti dei cittadini”. Variati ha reso noto oggi al ministro dell’Interno Minniti che “la situazione può degenerare” dal momento che in alcune Province, come a Vibo, i dipendenti non ricevono lo stipendio da mesi. Le Province hanno quindi deciso di presentare un esposto cautelativo alle Procure della Repubblica, alle Corti dei conti regionali e alle prefetture.
“Faccio un appello al premier Gentiloni: presidente, non aspetti una ulteriore disgrazia nel Paese, smettiamola con la demagogia sulle province. I sindaci sono persone concrete e risparmiose, serve un decreto legge urgente per il loro finanziamento”, ha proseguito Variati. “L’esposto serve ad auto-tutelarci, nel caso malaugurato avvengano disgrazie, dal momento che si tengono aperte scuole e strade provinciali che non possono essere chiuse, altrimenti intere frazioni rimarrebbero isolate”, ma che non vedono ristrutturazioni ed adeguamenti da tempo. “Capisco che se ci si rivolge alla magistratura vuol dire che la politica sta fallendo il proprio compito ma non abbiamo alternative, il nostro è un disperato appello e un’accusa al governo e al Parlamento che non danno quanto promesso. Dal governo infatti abbiamo avuto la promessa di un decreto ma sull’entità non vi è alcuna certezza”.
“Nel 2017 – spiega il presidente della Provincia di Monza Brianza Gigi Ponti – il sistema delle Province è chiamato a ‘contribuire’ a favore dello Stato per 1,6 miliardi di euro, importo che già considera i contributi assegnati alle Province delle Regioni a statuto ordinario, pari a 650 milioni”. Per quanto attiene alla Provincia di Monza Brianza, “per l’anno 2017 le entrate stimate ammontano a 59,8 mln euro, a fronte delle quali l’obbligo di riversamento allo Stato è calcolato in 53.744.273 euro”. Pertanto “a fronte delle spese per le funzioni fondamentali pari a 27.088.144 risulta uno squilibrio finanziario pari a 21.032.418 euro”.
L’Upi, hanno reso noto Variati e il vicepresidente dell’Upi Carlo Vercellotti, presidente della Provincia di Vercelli, ha organizzato una serie di iniziative: mercoledì 22 marzo negli istituti provinciali si terranno assemblee di sindaci, associazioni, cittadini e sindacati per spiegare la situazione in cui versa la viabilità provinciale; il 24 marzo sono previsti incontri a livello locale con i dirigenti scolastici per illustrare la situazione in cui si trova la Provincia “che di qui a qualche tempo può trovarsi nelle condizioni non solo di non riuscire ad erogare servizi, ma neppure le utenze”.
Infine i sindaci pensano ad una grande manifestazione da indire a Roma, “ma speriamo non ce sia bisogno” se il governo emanerà il decreto legge.