Nicoletta Dosio, che rivendica il suo non rispettare gli obblighi dell’autorità giudiziaria, era davanti al Tribunale con una cinquantina di manifestanti. Portata in Questura
di CARLOTTA ROCCI
C’era Nicoletta Dosio, la pasionaria No Tav agli arresti domiciliari da un mese, in prima fila al presidio organizzato questa mattina davanti al tribunale di Torino dove è in corso il processo d’appello per gli scontri del 2011. L’ex professoressa è stata fermata e accompagnata dentro al tribunale, dove ha salutato i fotografi col pugno chiuso gridando: “Libertà”. Poi è stata portata in Questura.
Dosio non ha mai rispettato le misure cautelari a cui è stata sottoposta aggravando via via la sua posizione. Da circa un mese avrebbe dovuto restare a casa ai domiciliari ma non lo ha mai fatto. Ha sempre dichiarato la sua volontà di non rispettare le decisioni dei magistrati e qualche sera fa aveva partecipato anche a una manifestazione notturna al cantiere. Assieme a lei davanti al tribunale c’erano una cinquantina di attivisti che hanno cercato di entrare a palazzo di giustizia ma sono sono stati fermati da un cordone di polizia. Solo alcuni sono stati fatti passare. Gli altri, respinti, si sono messi in attesa sul marciapiede davanti al tribunale.
“La mia evasione vuole essere una nuova tappa della lunga resistenza collettiva praticata dal movimento No Tav contro il partito trasversale degli affari”, aveva aggiunto la Dosio prima di essere fermata. La storica attivista del movimento che si oppone alla nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione è indagata per una delle tante manifestazioni in Valle di Susa sfociate in parapigia, quella del 28 giugno 2015, quando un folto gruppo di dimostranti prese di mira per l’ennesima volta le recinzioni del cantiere di Chiomonte.
Sottoposta all’obbligo di firma, la No Tav si è sistematicamente rifiutata di presentarsi ai carabinieri per ottemperare alla misura cautelare. Stessa “ribellione” anche per l’obbligo di dimora, così lo scorso 22 settembre i carabinieri le hanno notificato i domiciliari, che avrebbe dovuto scontare presso la sua abitazione di Bussoleno (Torino). “La mia casa non è una prigione. Non sarò la carceriera di me stessa”, aveva detto, diventando così un simbolo della resistenza del movimento No Tav. Dopo essere stata a Roma, l’ultima uscita della Dosio è avvenuta in occasione di una protesta nei pressi del cantiere di Chiomonte nella notte tra sabato e domenica.
“Siamo in presenza di un azione di disobbedienza civile per cui noi ringraziamo Nicoletta. Sembra sia stata portata in questura e che le verranno confermati i domiciliari.
Se fosse così non riteniamo questa una decisione definitiva. Noi chiediamo che venga messa in libertà, non ai domiciliari” dichiara Ezio Locatelli di Rifondazione Comunista, in una conferenza stampa improvvisata davanti al tribunale. “Siamo qui in solidarietà dei 53 imputati ne lmaxi processo – aggiunge – La mobilitazione deve continuare. Nicoletta continuerà il suo atto di disobbedienza e rifiuterà ancora i domiciliari”. Nel frattempo i manifestanti sono stati fatti entrare in tribunale.