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Lampedusa, 3 ottobre 2013: la storia ufficiale e la storia vera… + giornali 2013. Saluti rossi.

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ASKAVUSA Collettivo di Lampedusa

03/10/2013 IL NAUFRAGIO DELLA VERITÀ

Questo lavoro di ricerca e analisi sulla strage del 3 ottobre del 2013 a Lampedusa nasce come un ulteriore approfondimento alla video inchiesta di Antonino Maggiore (Libera Espressione) ed è scaricabile in versione PDF da questo link > lampedusa-3-ottobre-2013-il-naufragio-della-verita.

 

INTRODUZIONE A 3 anni dall’accaduto pensiamo sia giusto mantenere viva l’attenzione su alcuni punti quali il mancato soccorso e gli interessi economico-politici che stanno alla base di questo e di altri naufragi.

Riteniamo che il problema delle migrazioni contemporanee nell’area del Mediterraneo si debba far derivare dalle leggi che l’UE ha imposto agli stati membri per aderire al Mercato Interno Europeo e a Schengen.

Si possono pagare fino a dieci mila euro e impiegare anche molti anni prima di arrivare in Europa. Spesso si scappa da una guerra, altre volte dallo sfruttamento del proprio territorio, altre volte si è semplicemente alla ricerca di un lavoro.

Se i soldi spesi nella militarizzazione delle frontiere (Sicurezza) e nei centri di detenzione per migranti (Accoglienza) fossero stati impiegati nella regolarizzazione dei viaggi e nelle politiche sul lavoro, sicuramente non avremmo visto morire migliaia di persone con queste modalità.

Dal nostro punto di vista il problema rimane il sistema economico attuale che ha fatto del profitto il fine ultimo di ogni azione. Il capitalismo neoliberista di cui l’UE è una delle espressioni politiche fa ogni giorno migliaia di vittime che non hanno spazio nei TG e nelle rappresentazioni di Stato, non servendo a giustificare alcun tipo di politica: ne sono semplicemente le vittime. Nessuno parlerà di loro, nessuno nominerà i loro nomi.

Una delle cose più aberranti della strage del 3 ottobre è proprio questa: le vittime vengono continuamente evocate divenendo uno strumento per giustificare le politiche di quei soggetti responsabili delle loro morti.

Alle vittime dell’imperialismo capitalistico.

_________________________________——————————————————————————————————————————–

CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA 
GIANCARLO LANDONIO 
VIA STOPPANI,15 
-21052 BUSTO ARSIZIO –VA- Italia 
(Quart. Sant’Anna dietro la piazza principale) 
e-mail:  circ.pro.g.landonio@tiscali.it 

———————————-Archivio giornali e murali diffusi in prov. di Varese dal 2013.

Giornale LA RIVOLUZIONE COMUNISTA Settembre-Ottobre 2013 (PDF)

(Indice: – 3 ottobre 2013 a Lampedusa: ecatombe di eritrei, pag. 4-6 -)

SUPPLEMENTO giorn. murale del 16/10/2013 (Formato PDF)

3 ottobre ecatombe di eritrei a due passi da Lampedusa; vittime della politica di respingimento. Dopo l’eccidio “Frontex”, l’organismo europeo di controllo delle frontiere, vara una “taske force” più agguerrita per sbarrare il Mediterraneo da Cipro alla Spagna. Non aspettarsi umanità dalle metropoli imperialistiche. Infrangere tutte le barriere e le frontiere. Migranti e profughi, che attraversano il Mediterraneo a bordo di imbarcazioni pericolanti, non debbono accodarsi agli scafisti, debbono garantirsi le condizioni minime per arrivare vivi. Un vivo riconoscimento a pescatori e volontari che hanno salvato tanti naufraghi.
Raggiungere le nostre coste, da parte di migranti e profughi, è diventata un’odissea sempre più tragica a causa dell’azione di respingimento sempre più agguerrita degli organi di controllo statale coi connessi divieti di salvataggio, nonché dell’azione criminale degli scafisti che nelle vicinanze delle spiagge spingono in acqua giovani donne e bambini. Se il Canale di Sicilia si riempie sempre di più di cadaveri la responsabilità appartiene tutta, in radice, alla guerra anti-immigrati condotta da Roma Parigi Berlino Londra. Ricostruiamo preliminarmente le modalità e le dimensioni di quest’ultimo eccidio per poi considerare alla luce dello stesso l’inasprimento di questa “guerra speciale” anti-immigrati.

Un’ecatombe enorme che travolge nell’ignominia l’ipocrisia dei vertici istituzionali

Alle 3,30 di giovedì 3 ottobre giunge a mezzo miglio da Lampedusa davanti all’isola “dei conigli” un barcone con 518 persone a bordo quasi tutte di nazionalità eritrea. Il barcone era partito da Misurata in Libia 24 ore prima. Gli imbarcati erano stati disposti su tre livelli e non c’era spazio neanche per muoversi. Per due ore il barcone è rimasto fermo forse attendendo di essere avvistato. Due pescherecci si avvicinano e poi si allontanano. Alle 5,30 lo scafista accende qualcosa per attirare l’attenzione, forse stracci o una coperta che hanno provocato un incendio a bordo. I migranti impauriti si spostano per scansare il fuoco. Il barcone si inchina su un fianco e sull’altro; alle 6, dopo essersi rovesciato più volte, affonda. Quelli del primo livello si buttano in acqua e chiedono aiuto. Passano due o tre pescherecci che però tirano dritto. Un gruppo di amici su una piccola barca da pesca a remi presta subito soccorso e raccoglie quasi 50 naufraghi. E avvisa al contempo la capitaneria. Un peschereccio non resiste allo scenario orrendo. Sfida il divieto della legge Bossi-Fini che “chi salva va alla sbarra” e raccoglie vivi e morti finché può. Nel frattempo intervengono altri volonterosi a prestare aiuto. La guardia costiera arriva nello specchio d’acqua alle 7,20. Vengono salvate 155 persone, poi indagate dalla Procura di Agrigento per immigrazione clandestina. Vengono portati a riva, riposti sul molo infilati in sacchi distinti da un numero, 111 morti. Restano in fondo al mare più di 250 persone. I sommozzatori trovano i corpi abbracciati o aggrappati al barcone (1). È una fine terribile. Un eccidio senza precedenti superiore a quello avvenuto nella notte di Natale 1996 quando perirono a Porto Palo (Siracusa) 283 migranti provenienti da India Pakistan Sri Lanka nel naufragio della Yohan. È il massacro, ora più esteso (con più di 360 annegati), della “guerra speciale” (2).

Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che da anni continua a ripetere che “è doveroso quantomeno salvarli”, non sa quale ferocia si nasconde dietro l’ipocrisia dei vertici istituzionali, italiani ed europei. Alfano, che quindici giorni prima aveva caldeggiato il potenziamento della frontiera europea nel Mediterraneo sostenendo che nei flussi si annidano “cellule terroristiche”, arriva sull’isola nel pomeriggio per blaterare senza ritegno che la scena è “raccapricciante” e che “offende l’Occidente e l’Europa”. Napolitano, artefice della politica dei respingimenti, chiede l’intervento dell’UE ed esterna pateticamente “orrore e vergogna”. Da Bruxelles la responsabile delle politiche migratorie, Cecilia Maelström, accusa gli scafisti e avverte che non si farà alcun passo indietro sulla blindatura dei confini e che è in arrivo un forte potenziamento economico e militare.

La farsa istituzionale e il potenziamento di “Frontex” anticamera del “mare nostrum”

I lampedusani non vogliono l’arrivo dei Vertici politici per la commemorazione dei morti e li invitano a “tornarsene indietro”. Il 9 arrivano, per la funzione, Letta Alfano Barroso Maelström; che vengono contestati dai pescatori (3). Letta, pronunciando il discorso ufficiale, chiede scusa furbescamente (4) per le “mancanze italiane” senza darne alcuna individuazione e promette che per i morti della tragedia ci saranno funerali di Stato. L’8 si svolge a Lussemburgo il vertice europeo per il potenziamento del “Frontex”, dell’agenzia addetta alla protezione delle frontiere col compito di coordinare i vari corpi di polizia europea ed impedire ai barconi di accostare le coste europee ed organizzare le operazioni di rimpatrio forzato. Il vertice decide il lancio di una “taske force” col compito di controllare tutto il Mediterraneo da Cipro alla Spagna (5). È stato pure deciso che dal 2 dicembre“Frontex” verrà affiancata da “Eurosur” (Eurosicurezza) per potenziare i respingimenti, facendo ricorso ai droni, ai satelliti, ai video ad alta risoluzione. “Frontex” era già una macchina di “guerra speciale”; col suo potenziamento si trasforma ora in un sistema sofisticato supertecnologico di controllo sbarramento respingimento in un’ottica di eliminazione e annientamento (6).

E per completare i tratti di questa feroce strategia di “bellicizzazione” ricordiamo che proprio ieri, 14, Palazzo Chigi ha varato l’operazione “mare sicuro”, disponendo l’impiego di 4 navi della “Marina” (2 pattugliatori e 2 fregate), di una nave anfibia con elicotteri a lungo raggio, più altri mezzi aerei e navali. Con un “nemico diverso” i nostri governanti della “crisi sistemica” stanno dunque aggiornando gli strumenti di controllo e di dominio del “mare nostrum” (7).

Note

(1) Al ritorno dalla pesca col loro peschereccio Francesco Colepinto insieme agli zii Domenico e Raffaele vedono il fuoco e, avvicinandosi al barcone, incontrano corpi galleggianti, naufraghi che gridano aiuto e tendono la mano. Raccolgono 18 vivi e 2 morti, scossi e impressionati perché i corpi sfuggivano di mano in quanto avevano le braccia intrise di gasolio.

(2) I primi soccorritori hanno dichiarato: “potevamo aiutare più migranti ma la guardia costiera voleva seguire il protocollo”.

(3) Il quartetto fa il giro dell’hangar ove sono allineate le bare e del Cpa gremito all’inverosimile (800 persone su 250 posti).

(4) Il Senato gli fa risonanza ed approva un emendamento del M5S di abolizione del reato di immigrazione clandestina.

(5) Nella stessa giornata a Tripoli la polizia di frontiera italiana con la GdF sottoscrive un’intesa con le autorità libiche per l’addestramento e il pattugliamento sottocosta; in forza della quale i guardiacoste libici, formati dalle forze di polizia italiane, pattuglieranno d’ora in poi le coste entro tre miglia con l’impiego delle motovedette italiane donate alla Libia.

(6) Il 12 i corpi raccolti arrivano a 358. La “Cassiopea” attracca al molo di Porto Empedocle per lasciarvi altrettante bare alla ricerca di sepoltura.

(7) Alfano accenna alla metodologia operativa congegnata per spezzare i “flussi” migratori parlando di tre livelli: a) il primo consiste nella cooperazione internazionale tendente a bloccare le barche degli scafisti; b) il secondo nel controllare la frontiera discriminando l’area europea dalle acque territoriali; c) il terzo nel potenziamento del “dispositivo nazionale”.

MILANO ottobre 2013

Edizione a cura di: RIVOLUZIONE COMUNISTA SEDE CENTRALE: P.za Morselli 3 - 20154 Milano e-mail:rivoluzionec@libero.it  - http://digilander.libero.it/rivoluzionecom/

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